“Lampedusa al collasso”, “L’isola invasa dai clandestini”… è questa l’immagine di Lampedusa proposta recentemente e quotidianamente da giornali, social e tv.
Ma chi mette piede sull’isola in questi mesi scopre con stupore una realtà diversa: è l’unico posto in Italia e in Europa dove non vedrà un solo migrante in giro per l’isola. Lo stesso Matteo Salvini, giunto qui per inaugurare la sua campagna elettorale, è rimasto talmente deluso dal non aver trovato l’isola invasa dai “clandestini” che ha dichiarato che qualcuno li aveva nascosti.
Ma come si spiega questo mistero?
In effetti gli sbarchi di migranti si susseguono quasi quotidianamente, in particolare quando le condizioni del mare agevolano le partenze da Libia e Tunisia. Ma Lampedusa, come altri posti di frontiera, è solo un luogo di transito e nessuno dei migranti giunti sull’isola si è fermato qui. Da qualche anno sull’isola ci sono centinaia di militari ai quali è affidata la gestione degli sbarchi, dei trasferimenti all’hot-spot e successivamente alle navi della Marina Italiana che li porteranno in Sicilia. Le operazioni avvengono lontano da sguardi “indiscreti”, possibilmente alle prime luci dell’alba o a tarda serata. Nessun contatto fisico e spesso neanche visivo con gli abitanti dell’isola e con i turisti. Il tutto per non compromettere un’economia ormai esclusivamente legata al turismo e non turbare il clima vacanziero delle migliaia di turisti che affollano l’isola.
Ma non è stato sempre così; anche se i cancelli dell’hot-spot sono stati sempre chiusi e vigilati dalla Polizia, negli anni passati si tollerava che gli ospiti del Centro “scappassero” attraverso un varco aperto nella recinzione e raggiungessero il centro abitato per comprare una scheda telefonica o qualcosa da mangiare.
Sono stati quelli gli anni in cui è stato possibile avvicinare i migranti, ascoltare le loro storie e fare qualcosa di concreto per aiutarli. Sono stati anche gli anni in cui si è costruita la grande rappresentazione dell’isola dell’accoglienza, candidata a premio Nobel per la pace, con la sindaca Giusy Nicolini e il film Fuocoammare, il dottor Bartolo, la visita di Papa Francesco e del Presidente Mattarella. Uno grande spot mediatico che ha portato sull’isola anche tanto turismo solidale e che era sicuramente legato al clima politico nazionale.
Cosa è successo dopo?
Con l’inizio della pandemia di Covid nella popolazione si è sparso il timore che i migranti potessero portare il virus dall’Africa; anche la solita propaganda leghista parlava di migranti infetti che liberamente circolavano tra turisti e abitanti ed è bastato questo per sigillare l’hot-spot e non permettere più a nessuno di uscire.
Si sono rialzate le reti di recinzione, chiuso ogni varco e aumentate le forze dell’ordine che pattugliano giorno e notte il perimetro del Centro. Poi sono arrivate le navi per la “quarantena” per tenere lontane dall’isola le persone che arrivavano. Nei mesi scorsi sono continuati ad arrivare sull’isola medici volontari, associazioni e privati cittadini con il desiderio di fare qualcosa per i migranti. A loro non è stato possibile avvicinare un solo migrante.
Sull’isola ora è tutto tranquillo, gli alberghi e i ristoranti sono strapieni di turisti e militari, gli affari dei lampedusani vanno a gonfie vele e si cerca di rimuovere ogni ricordo del passaggio dei migranti. Nel 2020 è stato dato fuoco al “cimitero dei barconi” e coperta la “Porta d’Europa” con sacchi per la spazzatura!
Alle elezioni europee del 2019 a Lampedusa ha vinto la Lega di Salvini e l’attuale vicesindaco leghista ha in programma di abbattere la “Porta d’Europa” per inviarla a Bruxelles e chiudere il centro di accoglienza. Ma c’è qualcosa che non si potrà mai cancellare dalla mente e dal cuore di tutti quelli che sono passati da Lampedusa, che qui hanno trovato la loro salvezza e l’inizio di una nuova vita.
Ma perché rinnegare un patrimonio di umanità che l’isola si è conquistato, anche se immeritatamente, negli anni passati?
Perché non può convivere un turismo legato alle straordinarie bellezze naturali dell’isola con un impegno all’accoglienza che fa parte della millenaria storia nostra? Da sempre Lampedusa è stato il porto sicuro, aperto a chiunque avesse bisogno di ripararsi durante le tempeste, dove si poteva fare rifornimento di acqua, di viveri e di legname; dove tutti quelli che arrivavano, prima di ripartire, lasciavano del cibo, del vestiario, delle attrezzature di pesca per i naufraghi e i pescatori sfortunati. Ecco, Lampedusa deve riscoprire questa sua storica funzione di ponte tra continenti, in un mare che non divide ma unisce.
Ecco perché parlare di “porto chiuso” a Lampedusa significa negare la storia stessa dell’isola.
Antonino Taranto
[Settembre 2022]
Antonino Taranto è stato architetto a Napoli. Negli anni ’80 si è trasferito a Lampedusa alla scoperta delle sue origini (il padre era lampedusano). Nel 2013 ha dato vita, assieme ad un gruppo di amici, all’Associazione culturale Archivio Storico Lampedusa, divenuta in breve tempo un importante riferimento dell’isola, promuovendo iniziative volte al recupero e alla valorizzazione della sua memoria storica, assieme a documenti, immagini e testi.
Foto: credits archivio storico di Lampedusa