Gli sbarchi a Ravenna nello sguardo di un fotografo:
l’impegno civile di Stefano Belacchi

In occasione di uno degli ultimi, ennesimi sbarchi a Ravenna Stefano Belacchi ha scattato alcune foto. Gli abbiamo rivolto alcune domande; lui è impegnato come fotografo anche nel campo dell’immigrazione. 

Cosa è Romagna Welcome?

Esiste una realtà che si chiama Romagna Welcome che fin dal primo sbarco porta solidarietà alle persone in movimento. Di fatto non è molto di più di un presidio di benvenuto ma sappiamo che per le persone a bordo significa tanto. Quando sono venuto a conoscenza dell’esistenza di questo gruppo ho iniziato a partecipare anche io mettendo a disposizione le mie competenze e i miei contatti. In entrambi gli sbarchi ai quali sono stato infatti avevo amic* tra gli equipaggi e quindi ho potuto avere informazioni in tempo reale sull’avvicinamento delle navi e su numero e origine de* sopravvissut*. La documentazione dello sbarco la faccio principalmente per dare a questa realtà solidale delle immagini originali senza bisogno di doverle recuperare dai media locali che spesso non rispettano alcuni canoni di base di questo tipo di fotografia. In particolare si cerca di non mostrare minori e di dare un taglio descrittivo ma non scandalistico alle inquadrature. Vorrei evidenziare il lato umano e umanitario di questa situazione e mostrare come l’arrivo di persone fuggite dalle situazioni più incredibili sia spesso visto come un atto di minaccia e gestito come tale.  

Che tipo di esperienza hai fatto con Sea Watch? Puoi descrivercela?

Con Sea Watch ho vissuto una splendida esperienza, devo dire che in quasi tutte le mie esperienze in mare mi sono sempre trovato molto a mio agio con il resto della crew ma con Sea Watch è stato particolarmente piacevole. L’intero equipaggio è composto da attivist* e questo permette di poter dare per scontate molte cose sul piano politico. Ci si trova immediatamente in sintonia sulla maggior parte delle questioni e c’è uno scambio reciproco che è una vera fonte di inspirazione. La missione in sé è stata fortemente ostacolata dal maltempo ma aver perseverato ha dato i suoi frutti. Quando stavamo per rientrare in porto abbiamo avvistato un gommone con 45 persone a bordo che non sarebbe mai riuscito ad attraversare il mare con quelle condizioni meteo. Giusto 24 ore prima avevamo incrociato un cadavere alla deriva e temevamo che potesse esserci stato un grave naufragio. Di fatto non possiamo escludere nulla ma almeno sappiamo di aver fatto la differenza per quelle persone. Fortunatamente ci è stato assegnato il porto di Catania per lo sbarco, ne siamo rimasti molto sorpresi visto il continuo tentativo di ostacolare le operazioni di ricerca e soccorso attraverso l’assegnazione di porti di sbarco lontanissimi. Il fatto che ci si trovi di frequente ad accogliere navi nel porto di Ravenna è un esempio di questa politica criminale messa in atto dal governo Meloni. L’intento è palese: allontanare il più a lungo possibile le navi di ricerca e soccorso per non avere testimoni di quello che fanno Frontex e la cosiddetta guardia costiera libica in acque internazionali. Oltretutto queste traversate assurde fanno consumare una enorme quantità di denaro e di tempo che potrebbero essere impiegati per salvare vite umane.  

Da quando lavori come fotografo? Al momento cosa stai facendo?

Lavoro come fotografo con diverse NGO da diverso tempo. Mi occupo soprattutto di diritti animali e di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. Cerco di supportare le realtà che hanno un approccio che condivido e quando ne ho la possibilità lo faccio anche offrendo le mie competenze da volontario. Negli ultimi anni ho lavorato su diversi progetti fotografici con diverse NGO, dalla pesca illegale in Africa Occidentale all’allevamento intensivo di polli e galline in est Europa. Ho documentato le conseguenze dell’alluvione per gli animali da allevamento e partecipato a campagne di documentazione e denuncia della pesca al polpo nel Tirreno. Sul piano delle migrazioni oltre a documentare gli sbarchi a Ravenna ho partecipato a due missioni di soccorso nel Mediterraneo Centrale con Sea Watch e SOS Mediterranée.


Stefano Belacchi

[ottobre 2024]

foto credit: Stefano Belacchi 

Stefano Belacchi ha avuto le prime esperienze con la fotografia durante l’infanzia, usando una vecchia Pentax Spotmatic di famiglia. Negli ultimi 15 anni ha affinato la tecnica e iniziato a lavorare per diverse organizzazioni non governative: dal 2020 lavora anche in mare prima con la NGO Sea Shepherd Global sul tema della conservazione degli oceani e poi dal 2023 anche con focus migrazioni in diverse missioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo con Sos Mediterranée e Sea Watch.