Words4link è un progetto co-finanziato dal Fondo asilo migrazione e integrazione 2014 – 2020 e realizzato, oltre che da Lai-Momo e Centro Studi e Ricerche IDOS, dall’Associazione Culturale Mediterraneo (ACM), con l’adesione della Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée (BJCEM) e delle associazioni Eks&Tra, Razzismo Brutta Storia e Le Réseau.
Con l’obiettivo di contribuire alla valorizzazione e diffusione della produzione letteraria definita come scrittura migrante, questo importante lavoro collettivo è oramai giunto al terzo anno di attività.
Proviamo a ripercorrerne le tappe insieme a Sandra Federici, che l’ha seguito fin dalle prime fasi di progettazione.
Cosa ti ha portato, dopo una lunga esperienza come direttrice della rivista Africa e Mediterraneo e responsabile per la comunicazione della Cooperativa Lai-momo, ad impegnarti in questo progetto? O meglio, cosa nel presente del nostro Paese lo rende necessario?
A volte capita la fortuna di riuscire a lavorare a un progetto che risponde in pieno ai propri bisogni conoscitivi del momento. Abbiamo scritto Words4link nei primi mesi del 2018. Franco Pittau di IDOS mi aveva telefonato “Sandra, facciamo un progetto FAMI sugli scrittori migranti, per rafforzare la loro immagine!”. Era il periodo della dura competizione per le elezioni politiche del 4 marzo, caratterizzata da una propaganda incentrata quasi esclusivamente sul tema dell’immigrazione (proseguita in realtà con toni durissimi per diversi mesi anche dopo le elezioni dagli stessi partiti passati al governo del paese). La paura dei migranti dominava i media e la rete già da alcuni anni, con un’accentuazione a partire dal 2014, anno dell’intensificarsi dei flussi sulla rotta mediterranea, nel pieno dell’operazione di search and rescue Mare Nostrum (varata in ottobre 2013 dopo il naufragio di Lampedusa), con la conseguente costruzione di un sistema italiano dell’accoglienza. Era il tempo in cui “porti chiusi” e “frontiere da difendere”, “clandestini” e “profughi”, “criminalità” e “terrorismo”, “ruspe” e “sbarchi” erano espressioni che riempivano in maniera ossessiva il dibattito pubblico, dalle televisioni di Stato ai bar. Per fortuna l’osservatorio Carta di Roma sin dal 2012 ha studiato questo diluvio mediatico, descrivendolo nei suoi preziosi Rapporti annuali diffusi a partire dal 2013. Erano rari, sia sulla carta che in video, gli approfondimenti, così come l’offerta di chiavi di lettura utili per la comprensione del fenomeno. Assistevamo a ore di trasmissione, su tutti i canali, si parlava solo di quello, ma praticamente mai si dava spazio a opinionisti di origine migrante, mentre si tendeva a invitare scrittori, attivisti o giornalisti italiani esperti di migrazione. E, soprattutto, le parole razziste nei confronti degli altri, ma anche le parole d’odio, erano state sdoganate e dilagavano.
Oggi non ce lo ricordiamo, perché domina il tema della pandemia Covid-19, ma questo era il contesto mediatico in cui noi partner del progetto, organizzazioni impegnate sul tema dell’immigrazione, abbiamo sentito l’esigenza di fare spazio a voci diverse, in particolare a quelle di chi tale esperienza l’ha vissuta o la sta vivendo.
Puoi descrivere le tappe del vostro lavoro e gli obiettivi specifici che vi siete posti?
In primo luogo abbiamo costituito un’ottima squadra di associazioni partner e di soggetti aderenti al progetto, in modo da apportare punti di vista diversi e conoscenze specifiche ai lavori. Lavorare con i partner del Centro Studi e Ricerche IDOS di Roma e dell’Associazione Culturale Mediterraneo di Messina ha permesso al progetto di crescere in maniera organica e di coprire tutto il territorio nazionale, visto che molte attività del progetto sono previste in base a una divisione territoriale nord/centro/sud. Poi abbiamo pensato che non era possibile fare un progetto del genere senza coinvolgere l’associazione che storicamente ha fatto un lavoro pioniero sul tema e cioè Eks&Tra. E altri preziosi soggetti aderenti al progetto sono la Biennale des Jeunes Créateurs de l’Europe et de la Méditerranée (BJCEM), con la sua consolidata rete internazionale, e le associazioni Razzismo Brutta Storia, nata dal gruppo Feltrinelli e Le Réseau, associazione della diaspora molto attiva. Il loro apporto è stato fondamentale nello strutturare i punti di azione del progetto, grazie alle differenti professionalità e reti di contatti che ognuno di essi ha portato.
Gli obiettivi che ci siamo posti come Words4link sono la valorizzazione e la diffusione in Italia della conoscenza e della lettura di quella complessa produzione letteraria che per convenzione è chiamata scrittura migrante, oltre alla promozione del confronto e dello scambio di buone pratiche in tale ambito.
Words4link si fonda sulla convinzione che questa produzione culturale possa contribuire a innescare un cambiamento nella rappresentazione dei migranti nell’immaginario collettivo, affinché si creino a livello sociale e dell’opinione pubblica condizioni sempre più favorevoli alla convivenza con cittadini dei Paesi terzi, superando le percezioni negative e i pregiudizi che si stanno diffondendo sempre di più in Europa.
La prima parte del progetto ha svolto un necessario lavoro di ricognizione, producendo una mappatura delle “scritture migranti”in Italia. Con quale metodo lo avete realizzato e come si presenta sul sito di Words4link?
IDOS ha effettuato la mappatura in modalità desk research, ovvero una ricognizione da remoto delle realtà autoriali, associative ed editoriali che sono al momento attive nel campo delle scritture migranti in Italia. La mappatura, pur non avendo la pretesa di essere esaustiva né di volersi sostituire ad altri archivi storici sul tema, ha raccolto un gran numero di schede (150 profili di autori e autrici, 40 profili di enti e associazioni) ed è tuttora in crescita.
Sul sito, liberamente accessibile, è possibile effettuare una ricerca per parole chiave, per tipologia di profilo e per area tematica. Le schede si presentano con un’immagine del profilo, una biografia, una bibliografia e una serie di sezioni con i dati dell’autore/rice o dell’associazione, i link utili, i contatti social e molto altro.
Lo scopo di questa mappatura è duplice. Da un lato si è cercato di costituire un corpus di informazioni e contatti utilizzabile da chiunque sia interessato alle scritture migranti, che sia per motivi lavorativi, di studio o personali. Dall’altro abbiamo voluto creare un polo di attrazione e uno spazio di condivisione e networking per gli appassionati, e un’occasione di visibilità per chi crea o lavora con le letterature migranti.
Il risultato della ricerca (da intendersi come work in progress e dunque in continua evoluzione) vi ha fatto scoprire nuovi aspetti dell’universo “scritture migranti”, sia per quanto riguarda i temi affrontati che le provenienze e lingue madri degli autori con back-ground migratorio?
È stato certamente – e lo è tutt’ora – un viaggio affascinante nel mondo delle scritture migranti in Italia, perché riesce a mostrare tutta l’enorme complessità di questo mondo e tutte le sue sfaccettature, tante quante sono le persone che lo creano tutti i giorni. Il dato più interessante è davvero quello della diversità di tematiche affrontate: prosa, poesia, arte visiva, musica, performance teatrale, giornalismo, attivismo sociale e politico, e tutte le intersezioni possibili tra questi campi. La popolazione con background migratorio è molto attiva nella produzione culturale e sociale a tutto tondo, sia nelle forme espressive più “classiche” sia indicando nuove strade e tendenze tramite l’ibridazione e la multidisciplinarietà.
Un’altra scoperta è stato il gran numero di case editrici, associazioni culturali, circoli accademici e archivi specialistici che si occupano di queste tematiche, che organizzano moltissime iniziative dedicate alle scritture migranti in tutto il Paese. Comunque la mappatura cresce man mano, con i nuovi contatti e scoperte.
Il 2020, nonostante la pandemia, è stato un anno molto intenso per il vostro progetto. Workshop e laboratori di scrittura, vero? Puoi raccontarci un poco?
Il 2020, stando al progetto stilato insieme ai partner, doveva essere l’anno in cui avremmo cominciato a lavorare con le persone e saremmo scesi in campo organizzando una serie di attività laboratoriali. Nessuno poteva ovviamente prevedere quello che sarebbe successo, e all’inizio abbiamo esitato per l’incertezza delle prospettive. Poi, come molti altri, abbiamo sfruttato le possibilità offerte dalla rete: navigando a vista tra DPCM e misure di sicurezza che cambiavano in continuazione, siamo comunque riusciti ad organizzare i nostri incontri, raccogliendo iscrizioni e reclutando professionisti straordinari per guidare le formazioni.
Il primo è stato il workshop di autopromozione sui social network “Diffondere le parole”, tenuto dalla creative strategist e copywriter Nicole Romanelli. Le tre edizioni del workshop si sono rivelate un successo, anche grazie alle capacità di conduzione e di interazione con i partecipanti di Nicole, e hanno avuto come risultato una serie di video promozionali pensati e girati durante gli incontri in modo che ogni corsista potesse pubblicizzare un proprio progetto o attività.
Poi è stato il turno dei tre laboratori di scrittura interculturale, incentrati rispettivamente sul racconto, la poesia e il fumetto. Nonostante le tematiche diverse, siamo riusciti a racchiudere tutti e tre in una cornice comune data dal tema “viaggio e metamorfosi”; affrontando l’argomento da prospettive differenti a seconda della sensibilità del formatore, delle preferenze della classe e della tematica del laboratorio, i gruppi sono comunque riusciti ad esplorare i significati estesi e in parte sovrapposti del viaggio e della trasformazione, portandone alla luce similitudini e contraddizioni attraverso una produzione artistica basata sulle proprie esperienze personali. E per questo dobbiamo ringraziare anche Giulia Caminito (che per prima ha proposto l’idea del tema comune), Gassid Mohamed Hoseini e Amir Issaa, e Gianni Allegra, i docenti dei tre laboratori, che sono stati preziosissimi nella gestione delle formazioni e nell’articolazione dei programmi e delle idee.
Tengo anche a sottolineare che, nell’ottica della maggiore trasversalità e completezza possibile, abbiamo effettuato un esperimento durante il laboratorio “Viaggiare nella poesia”, tenuto dal poeta iracheno Gassid Mohamed. Originariamente previsto di tre incontri, come gli altri laboratori, abbiamo in un secondo momento deciso di aggiungerne un quarto per lasciare spazio a una forma contemporanea di poesia urbana, il rap: è così entrato in gioco Amir Issaa, rapper e scrittore romano molto attivo sia nella formazione che nella lotta contro la discriminazione, che ha condotto l’appuntamento aggiuntivo dando la possibilità ai corsisti di scrivere anche un testo rap parallelamente alla poesia.
E ora è stata pubblicata la collana dei tre volumi: oltre ai risultati dei laboratori i lettori potranno informarsi online dal sito anche sulle attività collegate al progetto. Puoi dirci di più?
I tre volumi raccolgono ciascuno le opere prodotte da chi ha partecipato ai laboratori, dai quali infatti i libri prendono i rispettivi nomi. “Metamorfosi” contiene i racconti del primo omonimo laboratorio, “Viaggiare nella poesia” le rime e i rap scritti durante il secondo e “Dall’esperienza al fumetto” le tavole disegnate durante il terzo. Abbiamo voluto includere nei volumi tre testi critici di accademici che studiano il tema da tempo e secondo approcci disciplinari diversi: Fulvio Pezzarossa, Silvia Riva e Daniele Comberiati. Per noi è molto importante avvalerci del contributo di chi fa ricerca, ne sentiamo il bisogno per essere più forti e consapevoli nel lavoro “sul campo”.
Abbiamo pensato di rendere disponibili i volumi sia in formato elettronico, permettendo a chiunque voglia di scaricarli gratuitamente dal sito del progetto, sia in formato cartaceo, avendo stampato mille copie di ciascun volume. Oltre ai tre libri, sul sito www.words4link.it è possibile effettivamente accedere a molti altri contenuti, oltre ovviamente alla mappatura di cui abbiamo già parlato. All’interno della sezione “Materiali”, in cui si trovano anche i volumi, ad esempio, sono disponibili i video dei partecipanti al workshop “Diffondere le parole” e gli atti del seminario europeo di scambio di buone pratiche sulle scritture migranti, che abbiamo organizzato il 17 ottobre 2019 a Roma.
C’è poi anche una sezione chiamata “Notizie”, nella quale pubblichiamo articoli relativi alle nuove attività del progetto, alle iniziative dei partner e alle novità dal mondo della letteratura migrante. Abbiamo inoltre recentemente inaugurato una rubrica chiamata #riceviamo&condividiamo, nella quale facciamo da diffusore per le news che ci arrivano dal “mondo Words4link”: comunicati stampa da associazioni ed enti, recensioni di libri, film o altre opere prodotte dai partecipanti ai nostri laboratori, qualsiasi cosa possa essere interessante per chi si occupa di letteratura della migrazione.
Prevedete presentazioni del progetto? In quale forma?
Nel 2021 il progetto entra nella sua terza e conclusiva fase, quella della comunicazione. Abbiamo in cantiere tre eventi nelle librerie, uno al Nord, uno al Centro e uno al Sud, per la promozione e la distribuzione a titolo gratuito dei volumi in formato cartaceo tra la cittadinanza.
Questi verranno pubblicizzati anche in altri eventi all’interno di fiere del libro, festival dell’editoria, giornate legate al tema della migrazione e tematiche simili in giro per il Paese, in collegamento con gli eventi della manifestazione “Ottobre africano” organizzata da Le Réseau, uno dei soggetti associati del progetto.
Per gli stakeholders a livello europeo c’è poi in programma una presentazione che verrà organizzata da un altro dei soggetti associati, la Biennale des Jeunes Créateurs de l'Europe et de la Méditerranée (BJCEM), all’interno dell’omonimo evento che si terrà nella Repubblica di San Marino.
Infine, per i portatori di interesse italiani legati al mondo dell’editoria, è prevista l’organizzazione di due tavole rotonde all’interno della manifestazione “Più liberi più libri”, grande fiera romana dell’editoria indipendente. Purtroppo questi programmi vanno inevitabilmente a scontrarsi con la realtà sul terreno, ovvero le incertezze, le difficoltà e le limitazioni dovute all’impatto del Covid-19 sulle nostre vite, che al tempo della scrittura del progetto erano di là da venire. Lo staff del progetto sta tuttavia lavorando per organizzarsi al meglio e svolgere comunque tutte le attività previste, scegliendo eventi diversi se necessario, spostando date e presentazioni e, se non si potrà fare altrimenti, ovviando con la solita migrazione online, ma mantenendo la struttura di massima prevista e gli impegni presi.
Carla Babini
[Febbraio 2021]