Un anno esatto dall’inizio del primo lockdown in Inghilterra.
Un anno e anche di più dall’inizio di una pandemia che partendo dal comune di residenza dei miei parenti più stretti in Italia avrebbe fermato il mondo intero nonostante l’incredulità generale.
Avevo preso la metropolitana proprio il giorno prima dell’inizio del lockdown, una metropolitana già deserta, con la gente tutta presa a fare la fila fuori dai negozi come per prepararsi ad una guerra.
Ricordo che ascoltavo Mozart mentre mi recavo ad un incontro importante per il lancio del mio nuovo conservatorio di musica a Londra.
E se ascoltare il Concerto K488 mi ha sempre dato una serenità unica di bellezza e leggerezza, il contrasto con la città deserta mi strinse il cuore fino a delle lacrime mai confessate.
Un anno difficile, pieno di timore di come sarebbe stato ritrovarsi chiusi in casa per chissà quanto, pieno di incertezza su come sopravvivere al razionamento della pasta e della farina al supermercato perché all’improvviso tutti gli Inglesi si sono riscoperti italiani o pizzaioli, un anno pieno di caos con i camion bloccati alla dogana per l’inizio del famigerato Brexit, riducendo cosi ancor di più la speranza di trovare i prodotti Italiani al supermercato.
E senza vacanze in Italia per via delle restrizioni di viaggio internazionali, la mancanza della marca di caffè preferita diventava sinonimo di nostalgia d’Italia, di nostalgia di casa.
Ora quest’anno è passato, un anno in cui l’esilio forzato ha visto le distanze allungarsi e allargarsi.
Un anno cosi strano, dove il parallelo con gli immigrati o gli esiliati di 100 anni fa diventa paradossalmente chiaro e inequivocabile, nonostante le tecnologie moderne ci permettano di vederci di più che se vivessimo nella stessa città.
Un anno anche di scoperta dell’amore per la natura e la città senza traffico e inquinamento, dell’amore del silenzio e dello spazio, del tempo rubato alla frenesia del mondo caotico di un anno fa.
Un anno di riscoperta dei valori personali e familiari, dei valori degli amici e degli eroi quotidiani.
Un anno di speranza per un vaccino che e’ stato cercato e trovato a gran costo di tutti, un anno di delusione per il vaccino non arrivato a tutti come promesso, un anno di rabbia per il vaccino rifiutato per motivi di mala informazione.
Però oggi, a un anno di distanza, io sono vaccinata.
E oggi, proprio oggi, sono stata invitata per una masterclass di pianoforte in Italia.
Così che, nonostante le nuove restrizioni Inglesi annunciate sempre oggi, che proibiscono viaggi all’estero fino a settembre di quest’anno, io ho il doppio passaporto del vaccino e del motivo di lavoro per tornare in Italia!
Stefania Passamonte
[marzo 2021]