Le passioni si nutrono unicamente di passioni e a poco valgono i tentativi di spegnimento di questi fuochi, un po’ come in quella canzone del Modugno nazionale. Una delle mie passioni personali è incarnata nei Taraf de Haïdouks: e non posso fare molto per smettere il vizio se non tentare di vederli ogni volta che si presenta l’occasione e continuare a coltivare segretamente il sogno di raggiungere un giorno Clejani e vederli suonare laddove la loro leggenda annida. Così, impossibilitato a viaggiare nel futuro compio un piccolo tragitto nel passato a ricordare dove e come il mondo ha avuto la fortuna di fare la conoscenza di questa meravigliosa banda di fuorilegge sonori.
Era il (lontano) 1986 quando la lungimirante musicologa rumena Speranta Radulescu avvertì il proprio collega svizzero Laurent Aubert che a poche decine di chilometri a sud di Bucarest c’era un villaggio pieno di gypsy risuonante di musiche antiche come le generazioni. I due tentarono di risalire alle ragioni di questa particolare stanzialità e raggiunsero l’800 e la condizione di schiavitù che (fino al 1860) affliggeva il popolo rom oppresso dai boyar (proprietari terrieri e signori locali). Ma questi boyar, malgrado l’ottusità razzista, andavano ghiotti delle musiche di questi “zingari” e per assicurarsene i servigi sonori gli concessero di popolare il piccolo villaggio limitrofo, che è come piantare la vigna per assicurarsi sedata nel tempo la sete di vino. E in quel villaggio si sono succedute le generazioni e le gerarchie della trasmissione del sapere musicale, le sue tecniche, le sue regole e persino gli strumenti, ed è in quello stesso villaggio che Aubert registrò un sestetto che rappresentava allora (1986) l’eccellenza (in tutti i sensi) locale.
Roumanie: Musique Des Tsiganes De Valachie Les Lăutari de Clejani uscì solamente nel 1988 per la Ocora in collaborazione con la Radio di Stato Svizzera e annoverava le registrazioni sul campo di quel sestetto delle meraviglie: Petre Manole, Sandu Marin, Dumitru “Cacurică” Baicu, Ion Manole, Nicolae Neacşu e Ion Falcaru. che sia uno dei dischi più vitali, sanguigni e umani che mi sia mai capitato di ascoltare non è necessario che lo affermi io anche perchè se ne accorse assai prima di me Stéphane Karo fondatore della giovane Crammed Disc belga che si innamorò al punto da partire immediatamente per la Romania per poter mettere sotto contratto quel gruppo. era l’autunno del 1989 quando Karo raggiunse la comunità e si spese in promesse con il violinista incredibile ascoltato nel disco (Nicolae Neacşu): promesse di registrazioni “occidentali” oltre cortina e tour europei. La promessa trovò il diniego di quel bontempone di Nicolae Ceauşescu non troppo lieto di veder rappresentata la sua nazione da una masnada di gypsy: il simpatico dittatore non sapeva che di lì a qualche mese (quello stesso dicembre) questo gli sarebbe sembrato l’ultimo dei suoi problemi. E così, una volta tolto di mezzo l’ultimo impiccio, la Crammed potè dare inizio (1991) alla collaborazione con quelli che diventarano da allora e per sempre i Taraf de Haïdouks.
La storia finirebbe qui, senza bisogno che io mi dilunghi in altre lodi ed altre storie, se non fosse che nelle ostinate peregrinazioni nella rete mi sono imbattuto in un documento assai più vecchio (del 1986) riguardante Clejani e la sua popolazione.
Taraful Din Clejani: Clejanii de altădată 1949-1952 è un disco uscito in Romania nel 2007 che raccoglie registrazioni ben più datate e che mostra il talento vocale del veterano Gheorge Motoi. Siamo ai prodromi dell’amalgama vertiginosa che conosciamo oggi, ma vi sono tutti i semi del suono antico (e per questo moderno) che ha condotto questa storia fino a noi. In più, fra i musicisti accreditati compare al cimbalon lo stesso Petre Manole che comporrà quel sestetto meraviglioso di 35 anni più tardi. Ma questa è già forse una nuova storia da raccontare, e poi attendendo di partire (prima o poi) per Clejani: buon ascolto.
di Marco Borghesi
Il presente articolo è tratto da borguez (http://www.borguez.com/) ed è stato pubblicato pubblicato per la prima volta l 18 giugno 2011.
Marco 'Borguez' Borghesi si occupa del blog borguez (http://www.borguez.com/) da oltre un decennio e spaccia musica su uabab (http://www.borguez.com/uabab/). Trasmette e racconta musiche attraverso La radio uabab (http://radiosonora.it/programmi/musica/la-radio-uabab#.Vx9MpaOLTVo). Ascoltatore impenitente, curioso di musiche, onnivoro di suoni, rassegnato al vizio. Nel tempo libero si finge dipendente postale.