Scadenza call for papers: 30 marzo 2020
Nei discorsi ufficiali sulla gestione delle frontiere e dei flussi migratori internazionali il tema della sovranità nazionale ha di nuovo assunto un ruolo centrale. L’Agenda internazionale per la gestione delle migrazioni, adottata nel 2001 a Berna, nonché il Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare, firmato nel 2018 a Marrakech dalla maggior parte degli Stati membri delle Nazioni Unite, riaffermano il diritto sovrano degli Stati nel determinare le politiche migratorie nazionali in termini di ammissione, asilo, naturalizzazione ed espulsione “in conformità con il diritto internazionale”.
Allo stesso tempo, la divergenza tra gli obblighi internazionali degli Stati di rispettare i diritti fondamentali delle persone (siano essi migranti o non migranti) e il tentativo di proteggere la propria sovranità nel campo delle politiche migratorie è stata analizzata da numerosi studi.
Nella situazione politica attuale, tuttavia, sottolineare la mera tensione fra diritto internazionale e sovranità nazionale non sembra più sufficiente per comprendere l’emergere di vari meccanismi, provvedimenti legali, prassi e decisioni politiche volte a dissuadere le persone dal cercare protezione fuori dai paesi di origine, delegittimando allo stesso tempo le loro aspirazioni a condizioni di vita sicure e dignitose. Inoltre, il riferimento a tali tensioni appare troppo lieve per analizzare l’inedita produzione di nozioni a dir poco ambivalenti (per esempio “salvare vite”, “paesi terzi sicuri”, “porto sicuro”, “hotspot”, “aree di sbarco regionali”), l’accettazione acritica di costrutti politici confusi (per esempio “ritorno sicuro-assistito”, “circolarità”, “mobilità”, “migranti economici”, “rimpatrio volontario o forzato”) e l’uso corrente di accordi informali (per esempio scambi di lettere, protocolli di intesa, accordi siglati in forma semplificata, intese amministrative) con gravi implicazioni per il rispetto e la protezione dei diritti sociali e politici. Questo contesto ha favorito l’espansione di “zone grigie” in cui le distinzioni tra categorie ufficiali, acrobazie linguistiche e prassi extra legem sono diventate sempre meno chiare. Tali zone grigie si riproducono e provocano effetti non solo a livello internazionale e diplomatico, ma anche a livello locale, nazionale, regionale e multilaterale.
La conferenza di Escapes del 2020 mira ad interrogare questi sviluppi senza precedenti, le loro caratteristiche e le loro conseguenze sui diritti e sulla vita delle persone (siano esse migranti o non). Intende inoltre proporre un’analisi profonda sui modi attraverso cui queste zone grigie – in cui convergono eufemismo, ambivalenza, rimozione e violenza – si formano e si diffondono, così come sulle dinamiche attraverso cui vengono accettate e interiorizzate, così da esplorare possibili strategie per limitarne l’espansione e definire schemi alternativi di resistenza e azione.
La conferenza sarà organizzata in 4 stringhe tematiche:
1. Comprendere il presente. All’origine di istituti, pratiche e dispositivi.
2. Resistenze, pratiche e azioni.
3. Guardare alle “zone d’ombra”.
4. Trovare e fare accoglienza nell’Europa dei sovranismi.
Il comitato scientifico comprende:
Carlo Caprioglio, Jean-Pierre Cassarino, Luca Ciabarri, Emanuela Dal Zotto, Francesco Ferri, Elena Fontanari, Lucia Gennari, Letizia Mancini, Chiara Marchetti, Monica Massari, Barbara Pinelli, Martina Tazzioli, Andrea Tomaso Torre.
La conferenza è organizzata da Escapes – Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate, con il Dipartimento di filosofia, il Dipartimento di scienze giuridiche “Cesare Beccaria”, il Dipartimento di scienze sociali e politiche, il Dipartimento di studi internazionali, giuridici e storico-politici dell’Università di Milano “La Statale”, in collaborazione con la Cattedra per gli studi sulle migrazioni dell’IMéRA, Università di Aix-Marsiglia.
Notizia tratta dal sito ufficiale di Escapes - Laboratorio di studi critici sulle migrazioni forzate.
Al link, oltre ad ulteriori informazioni, è possibile scaricare anche i formulari per poter partecipare alla call for paper.
La fotografia, anch'essa tratta dal sito dell'iniziativa, è di Francesco Bellina, (Makalondi 2018).